La prima rilevazione sugli asili. In ogni scuola, 65 bambini, 11 sono stranieri. I piccoli sono insicuri e solo uno su quattro sa distinguere la mano destra dalla sinistra. (IL RAPPORTO INVALSI)

Ad occuparsi dei bambini tra i tre e i cinque anni di età, nelle scuole italiane, ci sono maestri «agée»: quattro su dieci hanno più di 55 anni; il 3 per cento, addirittura, supera i 65 anni. Mentre il 18% dei docenti è in servizio da meno di 5 anni. Una scuola destinata a trasformarsi profondamente, dice l’Invalsi – l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo – che ha presentato la prima fotografia scattata alla scuola dell’infanzia italiana, «riassunta» nelle 200 pagine del primo rapporto di autovalutazione per la scuola dell’infanzia («RAV Infanzia»). I risultati della sperimentazione, che ha richiesto cinque anni di lavoro, sono stati presentati alla presenza della vice ministra dell’Istruzione, Anna Ascani, della presidente Invalsi Anna Maria Ajello, del direttore generale Paolo Mazzoli, della responsabile dell’area valutazione Michela Freddano e Cristina Stringher, responsabile del settore infanzia dell’Istituto.

Le scuole

Il lavoro ha coinvolto 1.828 istituzioni scolastiche, delle quali 464 individuate mediante campionamento statistico, e 1.364 autocandidate. Hanno partecipato 1.155 scuole statali (il 63,2% del totale), 80 comunali (4,4%) e 593 paritarie (32,4%). I dati, finora inediti, vanno dalla percentuale di sezioni eterogenee (con bambini di 3, 4 e 5 anni insieme) alla diffusione delle routine quotidiane (come, ad esempio, l’accoglienza al mattino e la registrazione delle presenze); danno conto delle professionalità presenti nelle scuole, delle tecniche di programmazione, della formazione del personale.

Età e formazione

Dell’età avanzata della maggior parte degli insegnanti si è detto. Nelle fasce d’età più giovani, solo lo 0,9% degli insegnanti ha meno di 25 anni, il 5,2% ha un’età compresa tra i 25 ed i 34 anni e circa il 20% ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Parità (35%) per la fascia d’età 45-54 e quella 55-64. L’80% dei docenti possiede un diploma di scuola secondaria, e più del 72% può contare su una certa stabilità di servizio nella scuola, in cui insegna da 5 anni o più. Pochi quelli che fanno formazione su temi rilevanti quali le Indicazioni Nazionali o l’osservazione dei bambini: attività organizzate da meno del 10% delle scuole. Da qui, sottolinea l’Invalsi, la «necessità di consolidare il percorso formativo dei docenti».

Niente palestre

Dal rapporto emerge che quasi la metà delle scuole (49% circa) ha una sola sede o plesso e generalmente la media di bambini frequentanti è di 65 per scuola, con circa 12 bambini per docente, organizzati prevalentemente in sezioni con età disomogenee (per quasi l’80%). Il numero di aule varia da 1 a 6 per poco più della metà delle scuole e solo l’11% dispone di 11 aule o più. Circa la metà delle scuole non possiede palestre (51,9%); il 40,8% dispone di più di un laboratorio; un teatro interno c’è solo in 15 scuole su cento.

Minori svantaggiati e stranieri

Nel Rapporto si legge anche che il 14% dei bimbi vive in famiglie in situazione di svantaggio socio-economico. In media, in ogni scuola ci sono 11 bambini stranieri: più numerosi al Nord, dove il numero di stranieri è superiore alla media nazionale: 19 nelle scuole dell’Emilia Romagna, 17 in quelle della Lombardia e 16 in Veneto. Nelle scuole dell’infanzia del Sud, la presenza media di bambini stranieri è al di sotto della media nazionale, in particolar modo nelle scuole della Sardegna (circa 2 bambini), della Campania (3 bambini) e della Puglia (circa 3 bambini). Al Centro la presenza media di bambini stranieri è prossima a quella nazionale.

Molto sicuri, ma poca autostima

Le 200 pagine vanno ad esaminare anche la giornata del bambino: in questo caso spicca la scarsa scelta lasciata ai bambini di attività in cui impegnarsi autonomamente, modalità adottata da meno del 38% delle scuole, e l’utilizzo relativamente basso del circle time come strumento di condivisione tra bambini, utilizzato saltuariamente o mai da oltre il 31% delle scuole. Durante la giornata educativa, il 47% circa di scuole organizza quotidianamente il momento del sonno rispetto ad analoga percentuale che non lo fa mai o quasi mai. Molto positive le relazioni dei bambini con i docenti (77,8%). Però non si sentono abbastanza sicuri: ha una buona fiducia in sé solo il 45% e una buona curiosità e interesse a imparare il 66%. C’è da lavorare sulla loro autostima (molto alta solo per il 28,7% delle scuole rispondenti) e sulla loro disposizione ad apprendere (molto buona per meno della metà dei bambini, secondo le dichiarazioni delle scuole). Solo il 16% circa delle scuole ha però criteri condivisi per comprendere se i traguardi formativi sono stati raggiunti. Preoccupa inoltre che solo il 26% circa dei bambini, secondo i loro docenti, abbia acquisito la lateralizzazione – ovvero coscienza dell’uso della destra e della sinistra – e sappia distinguere la mano destra dalla sinistra, aspetto essenziale per imparare a leggere, scrivere e far di conto.

Fonte: corriere.it