Per l’ECDC l’impatto negativo sulla salute fisica, mentale e sull’istruzione dell’istruzione a distanza sui bambini, nonché l’impatto economico sulla società più in generale, “probabilmente supererebbero i benefici”
Bruxelles – Scuole aperte, scuole chiuse. Mentre ancora si attendono segnali incoraggianti dalle misure natalizie messe in atto per contrastare la diffusione del coronavirus in Europa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie(ECDC), l’ente che a livello europeo raccoglie dati ed esprime pareri sull’insorgenza di minacce per la salute, scioglie riserve e dubbi. “L’impatto negativo sulla salute fisica, mentale e sull’istruzione della chiusura proattiva delle scuole sui bambini, nonché l’impatto economico sulla società più in generale, probabilmente supererebbero i benefici”, avverte in uno studio di fresca pubblicazione.
Il ricorso all’istruzione a distanza come strumento per arginare una nuova ondata di contagi, dunque, va esaminato con cautela. Questa la principale raccomandazione per i governi degli Stati membri dell’UE. Ci sono almeno tre elementi che portano a questo avvertimento, e riguardano trasmissibilità del virus, effetti per la salute della fascia di popolazione più giovane, e contraccolpi per il benessere psichico di chi siede tra i banchi.
Il primo punto su cui si sofferma lo studio dell’ECDC riguarda gli effetti del COVID-19 sulla popolazione in età scolare. Sulla base dei dati raccolti tra agosto e novembre 2020, emerge che il tasso di ospedalizzazione degli individui nella fascia d’età tra gli 1 e i 18 anni sia troppo basso per comportare un’ulteriore quota di stress sulle strutture sanitarie e per giustificare la chiusura degli istituti scolastici. Su un campione di 1,8 milioni di persone risultate positive al coronavirus (elaborato dai dati raccolti in 11 Paesi membri dell’UE, tra cui l’Italia), i dati hanno mostrato per la popolazione in età scolare un tasso generale di ospedalizzazione dell’1 per cento (rispetto al 23 per cento fatto registrare dagli over 65) e un tasso di ricovero medio per sintomi gravi vicino allo 0,04 per cento (contro il 3,3 per cento della fascia più anziana).
Il richiamo a essere prudenti sulla chiusura delle scuole, prosegue l’ECDC, è legato anche alla verosimile minore trasmissibilità del virus da parte delle generazioni più giovani. Secondo quanto affermato da alcune ricerche le giovani generazioni sviluppano la malattia in via asintomatica più frequentemente rispetto agli individui più anziani, dando luogo così, a una carica virale minore. Si tratta di un risultato che non tiene conto degli effetti della variante inglese del virus scoperta negli ultimi giorni, ma che è anche supportato da dati relativi ai contagi nelle scuole divulgati da alcune ricerche scientifiche sui contagi avvenuti all’interno delle aule scolastiche (penalizzati, come specifica lo stesso Centro dai limiti dei sistemi sanitari nel rintracciare tutti i casi e dalle difficoltà nell’addebitare l’origine del contagio).
C’è poi la questione del persone docente e degli operatori scolastici. Secondo il centro europeo, gli adulti all’interno dell’ambiente scolastico “non sono generalmente considerati a più alto rischio di infezione” rispetto ad categorie e mestieri, sebbene i ruoli educativi che mettono in contatto uno con bambini più grandi e / o molti adulti possano essere associati a un rischio più elevato.
Infine, da Stoccolma, sede del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, si invita a tenere in debita considerazione gli effetti della chiusura delle scuolesulla salute e sul percorso educativo degli studenti. I rischi più rilevanti attengono “alle disparità a cui sono esposti i soggetti più vulnerabili ed emarginati e al maggiore rischio di violenza domestica”, problemi che la didattica a distanza non permette di affrontare efficacemente. Un disagio che si aggiunge al vuoto lasciato anche dalle attività extracurriculari, la cui mancanza rafforzerebbe “i fenomeni di isolamento sociale di disperazione da parte dei soggetti colpiti da crisi di ansia e di depressione”.
Tutti questi elementi spingono l’ECDC ad affermare di non sottovalutare la possibilità che gli effetti negativi della chiusura delle scuole possano superare i benefici legati a una maggiore, seppur lieve, limitazione del contagio da Covid-19.
Proprio in virtù del quadro che i dati statistici offrono nel determinarla insufficiente a contrastare un il serio aggravamento della situazione epidemiologica, l’ECDC suggerisce alle Capitali europee di considerare la chiusura delle scuole come “ultima risorsa”.
Ora, con la nuova impennata che imperversa in gran parte d’Europa, il dibattito sulla chiusura delle scuole si accende in molti Paesi membri. Nuove disposizioni in Austria, Olanda e Germania costringeranno, al netto delle critiche (in Austria le piste da sci sono riaperte), a passare alla didattica a distanza nelle prime settimane di gennaio.
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