Oltre a far lezione a distanza, i docenti dovranno anche trovare un modo per dare i voti agli studenti, come specifica una nota del ministero. I pedagogisti concordano: “Per i più piccoli niente voti”
“Ma che problema c’è a dire che si passa all’anno successivo, dobbiamo per forza avere bocciati e promossi? La scuola si fermi sui voti, non è il momento. Il campionato di calcio è stato sospeso e basta, non è che si sta pensando a chi ha vinto o perso”. Il pedagogista Daniele Novara è diretto e coglie il punto: come dare pagelle agli studenti che hanno avuto voti solo al primo quadrimestre?
Dal 21 febbraio, nelle regioni più colpite dal coronavirus, e dal 5 marzo in tutta Italia, è cominciata la didattica a distanza con tante iniquità, diverse velocità e non tutti gli alunni raggiunti. E se la scuola non era così pronta alle lezioni via web, tanto meno ha strumenti per giudicare bambini e ragazzi che non vede in faccia ogni mattina tra i banchi. Le ultime note del Miur indicano la necessità di una valutazione affidando ai docenti il compito di trovare modalità omogenee nei collegi insieme ai presidi.
Ma in concreto come fare? I pedagogisti concordano. “In una situazione di questo genere meglio rinunciare ai voti per puntare su una valutazione di tipo formativo, contemplata nella nostra normativa. Cosa vuole dire? Che l’insegnante parte dagli errori che l’alunno sta facendo e costruisce ulteriori proposte didattiche per sostenerlo. Questo ora può aiutare i ragazzi”, spiega Ira Vannini, docente di Pedagogia sperimentale dell’Università di Bologna.
Anche i maestri di frontiera e quelli di strada sono sulla stessa linea. Mauro Presini, che insegna in provincia di Ferrara, noto per il suo blog, fa un semplice esempio: “Se un mio alunno molto bravo non mi restituisce il compito perché non ha la connessione, e in tante zone d’Italia è così, come lo giudico? Assurdo parlare di valutazione in un contesto che non è normale. Fra i colleghi avanza l’idea di fermarsi alla valutazione del primo quadrimestre, io suggerisco in alternativa di ricorrere al maestro Alberto Manzi che giudicava così: fa quel che può, quel che non può non fa”.
Il dibattito è aperto, la valanga di ricorsi è dietro alla porta. E la linea di usare i voti del primo quadrimestre orienta molti docenti, in particolare del primo ciclo.
Alle superiori il nodo è più intricato. “Il 6 politico disturba anche i ragazzi, valutarli ha un senso: non sarà una media matematica, terrà conto del percorso. Anche di come rispondono a interrogazioni online, alla fine sono più onesti a casa che in classe”, l’opinione di Valentina Petri, insegnante di Lettere al professionale Lombardi di Vercelli, seguita nella sua pagina Facebook “Portami il diario”.
Non ha dubbi Antonello Giannelli, voce dei presidi (Anp): “La valutazione va fatta, ma sulla capacità di ragionamento e di confrontarsi con un’emergenza mai vissuta. In videoconferenza vedo l’alunno, posso fare domande, posso chiedere di svolgere compiti in diretta su alcune piattaforme. Il problema è che non tutti i docenti le sanno usare, bisognerà imparare in fretta”.
I Genitori democratici con Angela Nava Mambretti insistono sul fronte opposto: “Il voto non ha senso, sarebbe un vecchio abito su un corpo nuovo, dunque ingiusto. Chi garantirà che l’apprendimento che l’insegnante valuta non è frutto di una cooperazione familiare? Nessuno contesta la valutazione formativa, ovvero il riscontro: fai bene o male. Ma impensabile in questa emergenza è applicare il sistema docimologico a quello che nel migliore dei casi è solo un grande esperimento di didattica che la scuola italiana sta facendo”.
E c’è chi guarda oltre. Il pedagogista Giuseppe Bertagna ammette che i ragazzi possono passare direttamente all’anno successivo, “piuttosto si pensi a un piano nazionale per tenere aperte le scuole in estate. Si restituisca ai bambini l’incontro, la possibilità di recupero, gioco, sport. E si aiutino così le famiglie”.
Francesca Delle Vergini della Rete di scuole sostenibili sollecita una ripresa a settembre con il tempo pieno per tutti: “Intanto si continui con le lezioni online, ma si lascino perdere voti e compiti. Noi siamo pronti a distribuire kit per aiutare docenti e genitori a casa con i figli al pomeriggio a riflettere giocando sugli stili di vita. E produrre così un cambiamento”.
Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil, si rivolge al premier Conte: “Tempo pieno, risorse: prenda in mano la questione e si pensi alla ripresa a settembre”. Aggiunge Lena Gissi della Cisl scuola: “Chiediamo dialogo per costruire un provvedimento ad hoc”.
Fonte. LaRepubblica