La politica degli annunci generici privi di proposte definite ma in grado di sollecitare sondaggi sommari sul gradimento degli italiani non aiuta la collaborazione con le famiglie per affrontare il nodo profondo del malessere che attraversa la nostra scuola. Al momento come genitori, abbiamo di fronte solo ipotesi imprecise su come si intende ripristinare il voto di condotta nella scuola secondaria di primo grado, abolito nel 2017, e alcune di queste ci preoccupano e aprono una serie di domande.
Per esempio: le indicazioni per la sua attribuzione verranno definite dal Ministero e saranno note a tutti o le scuole nella loro autonomia utilizzeranno le loro griglie di valutazione? In che cosa consiste l’esame di riparazione per coloro che nello scrutinio finale avranno conseguito il 6 in condotta? Sarà riformato in modo unilaterale lo Statuto delle studentesse e degli studenti che declinava le forme di giustizia “ripartiva”? Oltretutto, attribuendogli una valutazione che incide sulla media generale, si assimila in modo improprio il comportamento ad una disciplina curricolare, trascurando che i comportamenti si sviluppano in una rete di relazioni e di valori.
Il tema del voto in condotta tocca la relazione educativa nei rapporti con le studentesse e gli studenti, con le famiglie e le comunità territoriali. Una politica scolastica di punizioni e sanzioni difficilmente è in grado di rispondere ai fenomeni di crisi educativa che emergono con sempre maggiore frequenza e, nell’illusione di recuperare il prestigio perduto, rischia di rendere il mondo della scuola sempre più autoreferenziale.
Roma, 14/09/23